RSSCategory: 2 – ARGOMENTI

Protocollo d’intesa tra CNF ed UNAA su eventi formativi forensi

10 Maggio 2017 | By More

INAMMISSIBILE L’IMPUGNAZIONE DELLA DELIBERA DI MANTENIMENTO IN ESISTENZA DELL’IMMIBILE ABUSIVO SE NON SI È IMPUGNATA L’ACQUISIZIONE – L’ARTA E’ CHIAMATO A VIGILARE – Ordinanza TAR Catania, sez. IV, Ord. 24.04.2017, n. 281 Pres. Pennetti, Rel. Bruno

10 Maggio 2017 | By More

ACCERTAMENTO DI CONFORMITÀ E CONCESSIONE EDILIZIA IMPLICTA – IL PAGAMENTO DEGLI ONERI (E NON SOLO) NE CONDIZIONA L’OPERATIVITÀ – Ordinanza TAR Catania, sez. IV, Ord. 24.04.2017, Pres. Pennetti, Rel. Burzichelli

5 Maggio 2017 | By More

ESAME DI STATO – PROVA ORALE – Obbligo di trattazione di tutte le materie e gli argomenti previsti – TAR Catania, IV, ord. 27.3.2017, pres. Pennetti, rel. Bruno

TAR Catania, IV, Ordinanza 27.3.2017, n. 220, pres. Pennetti, rel. Bruno.

PROFESSIONI E MESTIERI – ASSISTENTE SOCIALE SPECIALISTA – ESAME DI STATO – Prova orale – Obbligo di completa trattazione delle materie ed argomenti previsti – Sussiste.

Il TAR ha accolto l’istanza di sospensione cautelare del provvedimento emesso dalla Commissione giudicatrice per l’esame di stato di abilitazione alla professione di assistente sociale specialista, con cui il ricorrente, a seguito dell’espletamento della prova orale, è stato ritenuto non idoneo all’esercizio della professione di assistente sociale; nonché del verbale della stessa Commissione giudicatrice nel quale si dà atto dello svolgimento della prova orale e si pubblicano i relativi esiti, nella parte in cui attribuisce al ricorrente il punteggio pari a 25/50 per la prova orale e, per l’effetto, non lo inserisce tra gli abilitati all’esercizio della professione, e nella parte in cui dispone la sostituzione di un componente della Commissione stessa.

 Il Collegio ha ritenuto che il ricorso appare, ad un primo esame, in parte fondato laddove il ricorrente lamenta che la prova orale dell’esame di abilitazione non si sia svolta attraverso la completa trattazione di tutte le materie e/o argomenti previsti; con il conseguente obbligo della Commissione di ripetere l’esame orale nel rispetto delle disposizioni che lo regolamentano.

28 Aprile 2017 | By More

CONTRIBUTI PER LA RICOSTRUZIONE O LA DELOCALIZZAZIONE DI UNITA’ IMMOBILIARI DISTRUTTE DA EVENTI CALAMITOSI – Ubicazione all’interno della zona interdetta all’abitazione – Insufficienza – TAR Catania, IV, ord. 23.3.2017, pres. Pennetti, rel. Burzichelli

TAR Catania, IV, 23.3.2017, n. 221, pres. Pennetti, rel. Burzichelli

CONTRIBUTI E AGEVOLAZIONI – AIUTI DI STATO – CONTRIBUTI PER LA RICOSTRUZIONE O LA DELOCALIZZAZIONE DI UNITA’ IMMOBILIARI DISTRUTTE DA EVENTI CALAMITOSI – Ubicazione all’interno della zona interdetta all’abitazione – Insufficienza.

Il TAR ha rigettato l’istanza di sospensione, condannando alla rifusione delle spese della fase cautelare, della disposizione del Dirigente Generale Capo del Dipartimento della Protezione Civile Regione Siciliana – Servizio Interventi di Difesa Attiva del Territorio, nonché del del verbale della 1^ Commissione di Valutazione danni per l’erogazione dei contributi di cui agli artt. 3, comma 1, della O.P.C.M. 3825/2009, 7, comma 2, della O.P.C.M. n. 3865/2010 e 1 della O.C.D.P.C. n. 117/2013.

Il Collegio ha rilevato che l’art. 3, terzo comma, dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3825/2009, introdotto dall’art. 7 dalla successiva ordinanza n. 3865/2010, prevede un contributo per la ricostruzione o delocalizzazione ai proprietari di un’unità immobiliare distrutta che alla data dell’evento calamitoso fosse adibita ad abitazione considerata principale. L’immobile in questione, però, non appare essere stato danneggiato, pur trovandosi all’interno di una zona interessata da eventi franosi (ragione per cui l’immobile stesso è stato dichiarato inagibile). Invero, nell’ordinanza contingibile e urgente del 2012 si pone il divieto di dimora nei fabbricati all’interno della zona perimetrata senza distinguere, però, fra fabbricati danneggiati e non danneggiati. Inoltre, nelle ordinanze contingibili e urgenti dell’anno 2010 è stato disposto che gli interessati non possano utilizzare, per ragioni precauzionali, la loro abitazione, senza, però affermare che la loro abitazione sia stata danneggiata. Dalle perizie di stima e dai corredi fotografici risulta, infine, che l’immobile è in ottimo stato di conservazione, avuto riguardo, in particolare, al fatto che nella perizia di stima si afferma che “le pareti sono perfettamente intonacate sia all’esterno che all’interno”, che “gli impianti non presentano deterioramenti” e che “l’immobile si trova in perfetto stato”.

28 Aprile 2017 | By More

SUL “PERDONO” DEGLI ERRORI VENIALI NEL P.A.T. – A PALAZZO SPADA SI METTE LA PAROLA FINE (O QUASI) – C.d.S., Sez. IV, 4.4.2017 n°825, Pres. Poli, Rel. Castiglia

Consiglio di Stato, Sez. IV, sent. n. 825 del 4.4.2017 n°825, Pres. Poli, Rel. Castiglia

Giustizia amministrativa –PAT – Atti di parte (in formato cartaceo) privi della sottoscrizione digitale Atti di parte depositati non in modalità telematica –Regolarizzazione previa fissazione di un termine perentorio da parte del Collegio – Necessità.

La omessa sottoscrizione digitale degli atti di parte (al pari dell’omesso deposito con modalità telematica) comporta una mera irregolarità -non sanabile dalla costituzione degli intimati- e la medesima deve essere sanata – ai sensi del comma 2 dell’art. 44 c.p.a.-  fissandosi dal Collegio alla parte inadempiente un termine perentorio per la sua regolarizzazione nelle forme di legge.

Nota:

Il Consiglio di Stato, a fronte delle non univoche pronunce dei Tribunali Amministrativi Regionali, tra cui anche la sentenza TAR Catania, sez. III, 13 marzo 2017, n. 499, dopo una ricostruzione normativa in tema di processo amministrativo telematico, in primo luogo affronta la tematica dell’ammissibilità della notifica del ricorso a mezzo PEC, esponendo i diversi orientamenti giurisprudenziali che hanno giustificato la rimessione della questione all’Adunanza Plenaria manifestando condivisione verso quelle posizioni (improntate a minore formalismo) che ammettono il predetto mezzo di notificazione.

In secondo luogo, in ordine alla questione se ritenere inesistente, abnorme o nullo un ricorso non redatto come documento informatico e non sottoscritto con firma digitale, manifesta un atteggiamento “morbido” (diversamente dalla citata decisione Tar Catania n°499/2017), optando  per l’irregolarità.

Più specificatamente la IV Sezione, ha ritenuto che, malgrado l’evidente intenzione del Legislatore di sostituire al processo amministrativo cartaceo un processo telematico, non possa reputarsi che un ricorso redatto non come documento informatico con sottoscrizione digitale, ma in forma cartacea, “…diverga in modo così radicale dallo schema legale del processo da dover essere considerato del tutto inesistente, abnorme o nullo…”. Il Consiglio di Stato ha quindi ritenuto funzionale alla “ratio” delle disposizioni in materia di processo telematico la categoria dell’irregolarità, in quanto “…la prescrizione della forma e della sottoscrizione digitale è solo strumentale alla correntezza del PAT e non si pone a garanzia di altri superiori interessi…”. Ciò non di meno, per rispettare le finalità del PAT ed impedirne l’elusione, l’irregolarità del ricorso nei termini anzidetti è stata considerata diversa da quella c.d. “ordinaria” (sanabile attraverso la costituzione dell’intimato), imponendo al Giudice, ai sensi dell’articolo 44 comma 2 del cpa, di assegnare al ricorrente un termine (perentorio) per la regolarizzazione nelle forme di legge.

Consiglio di Stato,  n° 825/2017

11 Aprile 2017 | By More

LEGITTIMA LA NOTIFICA A MEZZO PEC DALL’ENTRATA IN VIGORE DEL PAT – TAR Lazio, sez. I Ter, sentenza n. 2891 del 27.2.2017 pres. Panzironi, est. Petrucciani

Tar Lazio, Roma, Sez I Ter, sentenza n. 2891 del 27.2.2017

Giustizia amministrativa – Notificazioni e comunicazioni – Ammissibilità della notifica a mezzo PEC dall’avvio del PAT

Nel processo amministrativo telematico è ammessa la notifica del ricorso giurisdizionale a mezzo posta elettronica certificata (PEC), anche in mancanza dell’autorizzazione presidenziale ex art. 52, comma 2, del c.p.a. (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 28.5.2015, n. 2682; TAR Campania, Napoli, sez. VII, 6.2.2015, n. 923). La mancata autorizzazione presidenziale ex art. 52, comma 2, del c.p.a. non può, infatti, considerarsi ostativa alla validità ed efficacia della notificazione del ricorso a mezzo PEC, atteso che nel processo amministrativo trova applicazione immediata la legge n. 53 del 1994 (e, in particolare, per quanto qui più interessa, gli articoli 1 e 3 bis della legge stessa), nel testo modificato dall’art. 25 comma, 3, lett. a) della legge 12 novembre 2011, n. 183, secondo cui l’avvocato “può eseguire la notificazione di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale […] a mezzo della posta elettronica certificata” (T.A.R. Campania, Napoli, sent. n. 5863/2015).

TAR LAZIO, III, 2891/2017

1 Aprile 2017 | By More

PROCESSO AMMINISTRATIVO – MOTIVI AGGIUNTI –ILLEGITTIMITÀ DERIVATA – NECESSITÀ DI REITERARE INTEGRALMENTE I MOTIVI DI DIRITTO DEL RICORSO INTRODUTTIVO – Tar Catania , I, sentenza n. 413 del 23.2.2017, pres. Vinciguerra , est. Trebastoni

Tar Catania , Sez. I, sentenza n. 413 del 23.2.2017

Giustizia amministrativa – Motivi aggiunti – Inammissibilità per genericità.

In base al principio di autosufficienza del processo amministrativo, secondo cui l'atto introduttivo, nonché gli eventuali motivi aggiunti, devono contenere l'esposizione dei motivi su cui il gravame si fonda, sono inammissibili i motivi di impugnazione dedotti per relationem, e cioè mediante il semplice richiamo alle censure dedotte in altro e diverso atto del giudizio.

Nota.

Il Tar Catania, nel dichiarare l’inammissibilità della censura di illegittimità derivata, dedotta nei motivi aggiunti con mero rinvio per relationem ai motivi del ricorso principale, richiama una datata sentenza del Tar Sardegna, sez. II, 14.7.2007 n. 1637, che ha dato una interpretazione formalistica e restrittiva del principio secondo il quale il ricorso deve contenere l’esposizione dei motivi su cui il gravame si fonda.

Tuttavia la sentenza richiamata è stata riformata, in parte qua, dal Consiglio di Stato, sez. VI (sentenza n.2482/2011), con la specifica puntualizzazione che tale assunto è incompatibile con i principi fondamentali del processo amministrativo e principalmente con il principio di concentrazione e semplificazione, che ha indotto il legislatore, con l’art. 1 della legge 21.7.2000, n. 205, a consentire l’impugnazione con motivi aggiunti di tutti i provvedimenti adottati in pendenza del ricorso fra le medesime parti, purchè connessi all’oggetto del giudizio.

Tale principio consente,infatti , che ogni atto autonomamente lesivo venga contestato per i vizi attinenti alla fase cui lo stesso si riferisce,mentre avverso gli atti conseguenti – ove censurabili solo per l’effetto viziante, riconducibile ad illegittimità di atti presupposti – può ben essere prospettato il solo vizio ad essi direttamente riconducibile, ovvero quello di illegittimità derivata, non ponendosi alcun problema circa la piena informazione di tutte le parti in causa sugli esatti termini della controversia, che è ampiamente contenuta nel ricorso introduttivo del giudizio già notificato alle stesse parti.

Il Tar Reggio Calabria, sotto il vigore del nuovo codice – con sentenza n. 542/2011 – aderendo alla tesi meno formalistica, ha rigettato l’eccezione delle inammissibilità dei motivi aggiunti per violazione del principio di autosufficienza, statuendo che il principio di necessaria sinteticità degli atti di giudizio (atti di provenienza di parte e sentenze) è accolto nel codice del processo amministrativo (art. 3) con un’enfasi ed una valenza che indubbiamente consente la proposizione di motivi aggiunti avverso atti intervenuti tra le parti successivamente al ricorso, mediante esposizione dei motivi di censura “per relationem”.

Deduce all’uopo il Tar Calabria che “Il principio dell’autosufficienza degli atti di ricorso e dei motivi aggiunti, va coordinato, in un contesto di effettività di giudizio e di tutela, con il principio della strumentalità delle forme ex art. 156 c.p.c., accolto nell’art. 44 cit. e che sarebbe comunque applicabile anche al processo amministrativo in quanto principio generale ex art. 39 c.p.a. Tale principio è innegabilmente soddisfatto dalla proposizione di un atto di motivi aggiunti, nel quale l’esposizione delle ragioni di lite è affidata al rinvio recettizio all’atto di ricorso, che è atto ritualmente notificato e dunque nel possesso e nella disponibilità immediata della difesa sia della parte ricorrente che della parte resistente, le quali sono dunque nella piena e concreta consapevolezza delle ragioni dedotte e dunque nella effettiva possibilità di controdedurre e difendersi”.

Sulla stessa linea si pone Tar Bari 10.10.2007, n. 2486, secondo la quale "nessuna norma o principio osta a che il ricorrente in sede di motivi aggiunti, ove intenda unicamente richiamare in via derivata i motivi d'impugnazione articolati nel ricorso principale, lo faccia per relationem, purché – come è ovvio – sia chiara e inequivoca la volontà di riportarsi a tutte integralmente le censure già proposte.

Conforme alla decisione del Tar Catania è Tar Firenze 27.10.2011, n. 1594 che ha dichiarato inammissibile il motivo aggiunto contenente una "censura svolta in via meramente derivata, senza specifica riproposizione  delle censure e delle argomentazioni esposte, in via principale, con il ricorso introduttivo".

Tuttavia la sentenza si richiamava ad una giurisprudenza antecedente alla l. 205/2000 (Cons. St., V, 15.1.1976, n. 41) che ha profondamente ampliato i limiti dei motivi aggiunti.

In definitiva la sentenza del Tar sembra porsi in contrasto con l’orientamento del giudice di appello, senza aver tenuto conto della diversità di situazioni che ricorre quando l'illegittimità derivata viene dedotta con riferimento al medesimo o ad altro giudizio, soprattutto per le differenti ricadute sull'effettività del contraddittorio. Inoltre la decisione non si è posta il problema di come l'interpretazione prescelta si possa conciliare con il principio di sinteticità degli atti di parte, oggi normativamente disciplinato.

S. Cittadino

TAR CT, I, 413/2017

30 Marzo 2017 | By More

RICONOSCIBILITA’ DELL’ERRORE SCUSABILE NELLA PRIMA FASE DI APPLICAZIONE DEL PAT – Tar Roma, III bis, ord., 8.3.2017, pres. Savoia, est. Pisano.

Tar Roma, III bis, ord., 8.3.2017, n. 3231, pres. Savoia, est. Pisano.

PROCESSO AMMINISTRATIVO – PAT – DEPOSITO DEL RICORSO IN FORMATO NON CONFORME  – ERRORE SCUSABILE – E’ CONCEDIBILE.

Ai sensi dell’art. 37 c.p.a., secondo il quale il giudice può disporre, anche d’ufficio, la rimessione in termini per errore scusabile in presenza di oggettive ragioni di incertezza su questioni di diritto o di gravi impedimenti di fatto, può essere consentita la regolarizzazione in un caso in cui il deposito dell’atto introduttivo del giudizio è stato effettuato in un formato diverso da quello ammesso ai sensi dell’art. 12 delle specifiche tecniche allegate al DPCM n.40, in mancanza di espressa sanzione stabilita dal legislatore, analogamente a quanto ritenuto in casi analoghi dalla più recente giurisprudenza civile (v. Tribunale, Milano, sez. IX civile, sentenza 03/02/2016 n. 1432), onerando parte ricorrente del deposito di copia informatica dell’originale cartaceo, in formato PDF sottoscritto con firma digitale (seppure è evidente che nel caso in esame la firma digitale verrà apposta ex post).

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Nota

1) Per leggere il provvedimento cliccare sul seguente link: Tar Roma 3231/2017.

2) Contra: Tar Catania, III, sent. 13.3.2017, n. 499. Conforme: Tar Napoli, IV, sent. 13.2.2017 n. 892.

3) Il Tar ha rilevato:

– che il ricorso è stato depositato in data 4 gennaio 2017, successivamente all’entrata in vigore del PAT, mediante sottoscrizione con firma digitale del Modulo di deposito ricorso, secondo quanto prescritto dall’art.6, comma 5, dell’All.A al D.P.C.M. n.40/2016, che espressamente prevede che “la firma digitale PADES si intende estesa a tutti i documenti contenuti” (nel Modulo n.d.r);

che tale locuzione (sia per la ratio del PAT, sia per l’espresso riferimento dell’art.6, comma 4, dell’All.A al D.P.C.M. n.40/2016 al “ricorso”, sia per l’ovvia considerazione che i documenti allegati non devono essere firmati dal difensore, ma al più autenticati),deve intendersi riferita, in senso onnicomprensivo, a tutti gli atti di parte allegati al Modulo, che ove non sottoscritti ex ante dovranno ritenersi firmati al momento della sottoscrizione di invio del Modulo di deposito, (secondo quanto riscontrabile tramite il software Adobe);

– che tuttavia, nel caso in esame, in cui il difensore ha depositato in giudizio la copia informatica di un ricorso analogico sottoscritto con firma autografa (sebbene priva dell’attestazione di conformità all’originale analogico notificato prevista dall’art.136, comma 2, bis c.p.a.), la tempestività della sottoscrizione dell’atto e la sua validità giuridica, unitamente a quella della documentazione allegata, non sono in discussione;

– che, infatti, la copia informatica di documento analogico, ove priva di autenticazione, ai sensi dell’art.22 comma 3 del CAD, espressamente applicabile al PAT per effetto dell’art.2 comma 6, del CAD come sostituito dall’art. 2, comma 1, lett. c), D.Lgs. 26 agosto 2016, n. 179 – ha la stessa efficacia probatoria dell’originale da cui è tratto se la conformità all’originale non è espressamente disconosciuta e, secondo la giurisprudenza formatasi con riferimento alle tradizionali riproduzioni fotografiche “cartacee” disciplinate dagli artt. 2712 e 2719 c.c. (Cass. civ. Sez. lavoro, 06-09-2001, n. 11445)”, di cui la copia informatica costituisce la versione “moderna”, in mancanza di disconoscimento, non è consentito al Giudice contestare, oltre al valore giuridico dell’atto di parte, la provenienza della sottoscrizione;

– che, quindi, nella fattispecie in esame non viene in considerazione un problema di nullità dell’atto per mancanza di sottoscrizione, ma la diversa questione circa l’ammissibilità o meno del deposito dell’atto di parte in formato non consentito dalle regole tecniche (e, segnatamente, dall’art.12, comma 1, lett.a) del d.P.C.M. n.40/2016).

 

20 Marzo 2017 | By More

RICONOSCIBILITA’ DELL’ERRORE SCUSABILE NELLA PRIMA FASE DI APPLICAZIONE DEL PAT – Tar Napoli, IV ,13.2.2017, sent., pres . est. Pappalardo.

Tar Napoli, IV ,13.2.2017 n. 892, sent. pres . est. Pappalardo.

PROCESSO AMMINISTRATIVO – PAT – “IN SEDE DI PRIMA APPLICAZIONE DEL PAT”  – ERRORE SCUSABILE – E’ CONCEDIBILE.

In sede di prima applicazione del PAT e tenuto conto che il ricorso è stato legittimamente formato in analogico, ex art. 37 c.p.a., si può concedere il beneficio dell’errore scusabile nel caso in cui gli atti depositati digitalmente non risultino sottoscritti con firma digitale.

In particolare sia il ricorso che la domanda di fissazione udienza difettano dell’attestazione di conformità all’originale analogico ex articolo 22 Cad , debitamente munita di firma digitale; qualora non già depositata, anche l’attestazione di conformità della procura e delle notifiche  avrebbe dovuto essere munita della medesima attestazione.

Le menzionate formalità sono essenziali ai fini della validità e certezza della riferibilità dell’atto processuale al difensore.

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Note.

1) Per leggere il provvedimento cliccare sul seguente link: Tar Napoli 892/2017, sent.

2) Conforme Tar Roma, III bis, ord., 8.3.2017, n. 3231. Contra Tar Catania, III, sent. 13.3.2017, n. 499.

Il TAR partenopeo ha concesso ad entrambe le parti -ricorrente ed avvocatura erariale- ugualmente inadempienti alle prescrizioni del PAT un termine perentorio per la regolarizzazione rinviando a successiva camera di consiglio. Entrambe le parti hanno regolarizzato la loro costituzione nei termini ed il giudizio è proseguito.

20 Marzo 2017 | By More